L’indipendenza è il nostro valore fondamentale. Fin dal principio ci siamo sempre battuti per essere liberi di poter operare soltanto secondo i nostri valori e le nostre convinzioni. Abbiamo voluto essere liberi per poter alzare la voce al posto dei nostri bambini: troppo spesso i loro diritti sono negati e il loro grido d’aiuto viene taciuto.
Il nostro lavoro di denuncia, advocacy e testimonianza è cruciale per ridare la voce a chi per troppo tempo si è visto negato qualsiasi diritto.
Il 12 giugno 2019, in collaborazione con Help Refugees UK, abbiamo depositato una denuncia ufficiale alla procura di Samos contro la gestione del Centro di accoglienza e identificazione dell’isola, per condannare le violazioni dei diritti umani perpetrate contro la popolazione minorile non accompagnata che vive nel campo. È la prima volta nella storia dell’hotspot di Samos che una ONG si fa carico di un procedimento legale contro i gestori di un sistema che da troppo tempo abusa impunemente dei più deboli.
La causa è costruita intorno alle prove fornite dai bambini stessi nel corso di due anni, insieme alle dichiarazioni scritte dei membri del nostro staff e dei volontari, impegnati quotidianamente nella protezione e nell’educazione informale dei minori dell’hotspot.
Immagini, video e testimonianze descrivono una situazione sconvolgente di abusi psicologici, fisici ed emotivi sui minori non accompagnati che vivono nel campo: brutalità involontaria e intenzionale della polizia, aggressione, container sovraffollati con condizioni di vita degradanti, bambini che vivono in tende da campeggio nel freddo dell’inverno, nonché mancanza di standard igienici, abbigliamento, assistenza sanitaria e istruzione formale. Denunciato anche un caso di separazione forzata di due fratelli non accompagnati, da parte delle autorità. I minori non accompagnati sono i soggetti più vulnerabili che vivono nel campo e la direzione dovrebbe essere legalmente obbligata a tenerli al sicuro durante il loro soggiorno: tuttavia, sistematicamente questo non accade, causando condizioni di vita inumane, spesso con conseguente depressione, comportamenti autolesionistici, danni psicologici duraturi e, in alcuni casi, tentativi di suicidio. La denuncia legale è un atto dovuto per salvaguardare l’incolumità psico-fisica degli stessi minori che tuteliamo.
Il 22 luglio 2019, Pietro Bartolo, Vicepresidente della Commissione per le Libertà Civili, Giustizia e Affari Interni, ha presentato un’interrogazione parlamentare con richiesta di risposta scritta presso il Parlamento Europeo, facendosi portavoce di Still I Rise e dei minori non accompagnati che serviamo.
Le domande rivolte alla Commissione sono:
La risposta della Commissione Europea.
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Il 12 settembre 2019 una seconda interrogazione parlamentare è stata presentata da Rosa d’Amato, Laura Ferrara, Isabella Adinolfi, che hanno chiesto alla Commissione di verificare:
Il 29 Ottobre 2019 Angela Schirò e Lia Quartapelle Procopio hanno presentato un’interrogazione parlamentare al Ministero per gli Affari Europei del Parlamento Italiano, per chiedere quale sia la posizione del Governo in Unione Europea a proposito della situazione a Samos e di quanto denunciato dalla nostra ONG.
Il 24 dicembre 2019, la Corte Europea per i Diritti dell’Uomo ha accordato una soluzione immediata per salvaguardare l’integrità fisica e psicologica di cinque minori profughi non accompagnati, studenti del nostro centro Mazì, a seguito dell’appello lanciato dalla sezione legale del Greek Council for Refugees, in collaborazione con la nostra ONG, ASGI e il supporto di Medici Senza Frontiere.
Il procedimento si appella all’art.39, Misure Provvisorie, del Regolamento di procedura della Corte Europea e per la prima volta in assoluto si focalizza sui minori non accompagnati di Samos: in attesa della sentenza, il governo greco è stato obbligato a disporre il loro tempestivo trasferimento in un luogo sicuro, nel rispetto dell’art. 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, che sancisce il divieto di tortura e di trattamenti degradanti.
Abbiamo denunciato alla Corte la costante situazione disumana in cui versano i bambini e gli adolescenti sull’isola di Samos, con conseguenze fisiche e psicologiche devastanti: la lunga permanenza nell’hotspot e negli accampamenti abusivi circostanti rappresenta un rischio reale di danni irreparabili per le vite di questi minori. La decisione della Corte crea un forte precedente e apre la strada a nuove battaglie per i diritti dei bambini profughi a Samos.
Nel 2019 il comune di Offida ha autonomamente organizzato il primo corridoio umanitario comunale d’Italia accogliendo una famiglia siriana fuggita dalla guerra e dando a madre, padre e un bambino di 4 anni un futuro sicuro. Still I Rise ha lanciato una petizione per chiedere ad ognuno dei 7904 comuni italiani di seguire l’esempio di Offida e aprire corridoi umanitari per offrire ai figli della guerra una via d’uscita dall’incubo degli hotspot.
Sono 42.000 gli esseri umani intrappolati in campi finanziati dell’UE. Il 56% sono donne e bambini, 6 bambini rifugiati su 10 hanno meno di 12 anni e il 14% sono non accompagnati.
Il soffocante sovraffollamento, la scabbia, la paura delle bambine di venire stuprate nelle proprie tende e il dilagante senso di abbandono portano persino i minori a tentare il suicidio. Questa è la tragica istantanea scattata negli hotspot europei che, invece di offrire protezione ai minori in fuga dalla violenza, sono vere e proprie fabbriche della disperazione. L’apertura di corridoi umanitari comunali autonomi è il prossimo passo necessario e può essere attivata e gestita da ogni singolo comune, in modo autonomo. Non possiamo aiutare tutti loro, ma possiamo aiutare almeno i minori che si trovano già su suolo europeo e offrire loro una vita dignitosa. In questa infinita crisi, l’unica prospettiva che importa è quella di cui nessuno sta parlando: quella delle vittime innocenti.