08.07.2021 ・ Advocacy

The line of life: nel Nord Ovest della Siria la vita è appesa a un filo

 

Il 10 luglio il Consiglio di Sicurezza dell'ONU sarà chiamato a votare, dopo un anno, la risoluzione che permette l'ingresso di aiuti umanitari transfrontalieri verso il Nord Ovest della Siria. Se l'accordo non dovesse essere rinnovato, le conseguenze saranno catastrofiche per i 3,4 milioni di persone che sopravvivono solo grazie a questi aiuti.

La Siria nord-occidentale occupa un'area poco estesa, nella quale si sono rifugiati più di 2,7 milioni di siriani provenienti da altre parti del paese, principalmente per fuggire dalle zone ad alto rischio controllate dal regime. Più di 1,7 milioni di loro - di cui l'80% donne e bambini - vivono in campi con un accesso molto limitato all'acqua corrente e all'elettricità.

Nell'ultimo anno, la lira siriana si è svalutata di oltre il 40%, e i prezzi dei generi alimentari essenziali sono aumentati di oltre il 200%: la maggior parte delle persone fatica a trovare cibo per sfamare se stessi e le proprie famiglie, e la malnutrizione acuta grave nei bambini è aumentata del 55% solo nell'aprile 2021.

Le persone che vivono qui hanno un estremo bisogno di aiuti umanitari e medici, dato che il commercio con gli altri paesi è praticamente impossibile. Fino a luglio 2020, gli aiuti umanitari sono stati consegnati attraverso due punti lungo il confine con la Turchia: uno che serve l'area di Idlib e un altro per l’area di Aleppo Nord. 

 

 

Il voto del 10 luglio

La decisione di permettere l'aiuto umanitario transfrontaliero è presa al Consiglio di Sicurezza dell'ONU, e le distribuzioni sono organizzate e gestite dall'ONU. Lo scorso luglio, la Russia e la Cina hanno posto il veto a una risoluzione per permettere che i due punti di frontiera dalla Turchia rimanessero aperti, così nell'ultimo anno tutti gli aiuti umanitari sono passati attraverso un solo punto di frontiera, chiamato Bab Al-Hawa.

C'è bisogno di molti più aiuti e sostegno, eppure il valico di Bab Al-Hawa è stato l'unica ancora di salvezza nel Nord Ovest della Siria nell'ultimo anno. Stiamo parlando di 1.000 camion al mese con cibo, forniture mediche ed educative e aiuti salvavita estremamente necessari e - con la crisi da Covid-19 - anche quei pochi vaccini che la Siria nord-occidentale è stata in grado di procurare sono arrivati attraverso le Nazioni Unite.

Il 10 luglio, questa risoluzione scadrà e dovrà essere votata di nuovo. La Russia, che sostiene Bashar Al-Assad, ha già chiarito che vorrebbe che questo punto di confine fosse chiuso e che gli aiuti umanitari al Nord Ovest della Siria arrivassero direttamente da Damasco e dalle zone controllate dal regime.

Questo provocherebbe una catastrofe umanitaria.

Per chiarire il contesto di cui si parla, il regime, sostenuto dalla Russia, ha ucciso almeno 46 persone nel Nord Ovest della Siria nel solo mese di giugno, stando a quanto riportato dai White Helmets. Fra queste, ci sono anche i partecipanti a un funerale in cimitero e una casa che è stata bombardata mentre la famiglia stava facendo colazione.

Come sostiene Amnesty International: "L'idea che il governo siriano possa sostituire gli aiuti delle Nazioni Unite è assurda. Non solo sarebbe impossibile per il governo eguagliare la portata del sostegno fornito oltre confine, ma le autorità sono note per bloccare sistematicamente l'accesso umanitario". 

Sottomissione o fame

Il nostro Program Manager sul campo in Siria nord-occidentale, Abdulkafi Alhamdo, ci ha raccontato com'è lì la situazione e l'impatto che la risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite potrebbe avere sulla zona.

"Voglio che capiate che tenere aperto il valico di frontiera significa letteralmente tenere le persone a malapena in vita. Milioni di persone nel Nord Ovest della Siria non hanno nulla: nessuna casa, nessun sistema sanitario, nessuna dignità. .

Hanno subito così tanti traumi e così tante ferite e dolore a causa dei bombardamenti, degli sfollamenti e del dover vivere nelle tende durante estati torride e inverni gelidi. Il sistema sanitario è inesistente e se le medicine non arrivano attraverso il confine perderemo innumerevoli vite. La drammatica situazione economica sta anche costringendo le famiglie a mandare i loro bambini a lavorare e a far sposare le loro bambine - non vogliono, ma è l'unica opzione che hanno per tenerle in vita. Si tratta di scegliere tra questo e la delinquenza: rubare per sopravvivere. Sinceramente, non hanno altro per tenersi in vita a parte il cibo e le medicine che arrivano attraverso la frontiera.

Inoltre, l'aiuto umanitario aiuta a mantenere i prezzi del cibo e dei beni non alimentari più bassi, poiché i proprietari di attività commerciali devono fissare i loro prezzi anche in base a questo. 

Quando si è diffusa la notizia che la risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU potrebbe non essere prorogata e gli aiuti completamente tagliati, i prezzi sono saliti alle stelle. La maggior parte della gente riesce a malapena a sopravvivere, e se gli aiuti umanitari venissero tagliati non avrebbero altra scelta che morire o spostarsi ancora e, dato che le frontiere rimangono chiuse, l'unica opzione sarebbe quella di spostarsi in zone controllate dal regime, dove rischiano la tortura, la morte o di dover combattere.

Il regime di Assad lo sa, e temiamo che userà il cibo come arma: "sottomissione o fame", come dice il motto informale in molte parti della Siria.

Il cibo e le medicine sono davvero un privilegio su cui i leader mondiali devono votare? Mantenere le persone in vita è una questione che deve essere negoziata? 

Le persone prima degli interessi politici

Siamo incredibilmente ansiosi e preoccupati che la risoluzione possa non essere rinnovata e guardiamo con orrore la scala di devastazione che milioni di persone si troverebbero a dover subire.

I siriani hanno già sofferto troppo.

Speriamo che, almeno per una volta, i politici e i leader mondiali mettano le persone davanti ai propri interessi politici, e che il confine di Bab Al-Hawa rimanga aperto e continui a fornire aiuti umanitari salvavita nel Nord Ovest della Siria. 

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